...torno sui miei passi...

 



NONNO ADRIANO (di Mario Mencherini)


Quando ero bambino, avevo un nonno di nome Francesco che mi raccontava sempre delle belle favole attorno al caminetto poiché allora non c’era ancora la televisione.
Mio nonno pur essendo nato nel milleottocentovoantadue ed avendo partecipato alla prima guerra mondiale era di una mentalità molto avanzata tanto che nel paese fu uno dei primi ad acquistare una radio-giradischi e successivamente il televisore;certamente le canzoni che allora si ascoltavano in casa erano quelle di Claudio Villa, Luciano Tajoli, Giorgio Consolini Tonina Torrielli, Gino Latilla, Nilla Pizzi.
Tuttavia quando a Sanremo esplose il caso Celentano io immaginavo che mio nonno non avrebbe accettato questo salto di qualità soprattutto per la differenza di generazione e di tipo di musicalità ed invece con mia grande sorpresa si rivelò un suo autentico fan soprattutto anche negli anni successivi con le canzoni”Il Ragazzo della via Gluck” ed “Un albero di 30 piani” difese in modo particolare l’ecologia.
Ma altre qualità che apprezzava molto di Adriano erano la sua religiosità, il senso dell’umorismo e il senso dell’amicizia per la quale appunto aveva fondato il Clan.
Io ritengo che Adriano sia nato nonno, nel senso della saggezza; in quasi tutte le sue opere esiste una morale ed a volte anche ultimamente si è rivelato profeta.
Nonostante questo lui guarda il mondo con gli occhi di un bambino sempre con quella sua innocente fantasia che lo contraddistingue con il nasino all’insù egli vede la città tappezzata di cartelloni di pubblicità che ti invitato a comprare e a spendere e facendoti venire l’ansia e la paranoia, mentre prima era bello vedere botteghe di artigiani, antiquari o anche soltanto natura. Adriano nella sua carriera artistica non ha mai fatto pubblicità o meglio se l’ha fatta è stato in rarissime eccezioni e soprattutto di breve durata; per questo ha sempre rifiutato l’’accesso alle Tv commerciali rinunciando anche a guadagni che in certi periodi per lui potevano essere notevoli, ma gli va dato atto che in questo si è sempre dimostrato coerente ai sui principi come del resto alle sue idee politiche.
Fin da quando cantava “io son ribelle non mi piace questo mondo che non vuol la fantasia” era una rivoluzione morbida, fatta coi fiori, coi baci e col rock, io ho sempre seguito e osannato l’astro Celentano sia nella musica, nei film negli show televisivi, sinceramente devo dire però apprezzavo di meno i suoi sermoni dalle lunghe pause, volute o meno, ma adesso che Adriano è assente da molto tempo sulle scene ben vengano anche quelli.
In questo anniversario dell’unità d’Italia non possiamo dimenticarci di celebrare anche
Adriano Celentano che come ebbe a dire Sergio Corbucci: Adriano è un pezzo d’Italia.