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UNO DEL CLAN: PILADE
servizio di Roberto Salvetti


Tra i tantissimi artisti che hanno fatto parte del Clan Celentano dagli inzi degli anni '60 agli anni '70, Pilade è senz'altro tra quelli che hanno la militanza più lunga all'interno di questa quarantennale leggenda discografica italiana. Lorenzo Pilat, questo il suo vero nome, nasce a Trieste il 24 giugno 1938. Trascorre tutta la sua gioventù in questa splendida città sul mare, alla quale è tutt'ora legato. Di carattere socievole, amante delle compagnie allegre e delle belle ragazze, finiti gli studi, nel 1962 entra afar parte del Clan Celentano cominciando ad esibirsi come strumentista accompagnatore dello stesso Adriano.Dopo qualche tempo di "palestra" artistica, inizia la sua carriera discografica incidendo i suoi primi 45 giri per la "Ciao Ragazzi!", un'etichetta "satellite" appartenente al Clan stesso e utilizzata come sorta di "vivaio" per gli artisti emergenti. Partecipa nel 1964 al 1° Festivalbar nella sezione "Giovani", vincendo con il brano "Ciao, ciao, ciao". A questa affermazione seguiranno altre canzoni di ottimo successo come "Charlie Brown", "In tredici", "La mia ciccia". Sua è anche l'incisione in lingua italiana della colonna sonora del film western "Shenandoah, la valle dell'onore", interpretato da un James Stewart in ottima forma. Negli anni successivi viene promosso dal Clan tra i suoi artisti di maggiore importanza, e inizia ad incidere altri brani di susccesso, tra cui "La legge del Menga". Con "Male e bene" partecipa a "Un disco per l'Estate", mentre nel frattempo inizia la sua collaborazione come autore insieme a Panzeri e Pace. Scriverà moltissimi successi per vari artisti. Per almeno un decennio sono suoi alcuni dei maggiori successi di classifica in Italia: ricordiamo tra i tanti: "Finchè la barca va" per Orietta Berti, "Quanto è bella lei" per Gianni Nazzaro, "Uno tranquillo" per Riccardo Del Turco, "La rosa nera" per Gigliola Cinquetti, più altri pezzi per Caterina Caselli, Bobby Solo e Adriano Celentano. Con quest'ultimo, nel 1968, incide un simpaticissimo duetto intitolato "Un pò di vino", ancora oggi ricordato da molti. Sul finire degli anni '60, perfino il cantante Tom Jones, all'epoca nel suo periodo di massima popolarità, scelse una sua canzone, "Alla fine della strada", che in inglese divenne "Love me tonight" e in U.S.A. superò i 10 milioni di dischi venduti.

Gli anni '60 si chiudono con un'altra manciata di 45 giri incisi come cantautore: "Amami un giorno soltanto", "Rosina ", "Angelino il camionista", "Non sono Frank Sinatra", e nel 1970 l'ultimo disco con il Clan intitolato "Ezechiele", un pezzo che ascoltato oggi fa rilevare una sorta di passaggio del testimone tra quello che fu il "Beat" e quello che subito venne definito "Rock progressivo". Passa sul finire del 1970 alla Mercury, con la quale incide, accompagnato dal suo gruppo "I Calibro 45", un rock intitolato "Tacatà". In seguito, il suo impegno di cantante viene quasi interamente assorbito da quello di autore. Dopo aver partecipato al Festival di Sanremo una prima volta nel 1966 nel "Trio del Clan" (insieme a Gino Santercole e al compianto Ico Cerutti) cantando Il ragazzo della Via Gluck" in doppia escuzione con Celentano, e una seconda volta nel 1968 con Nino Ferrer ne "Il re d'Inghilterra", torna a Sanremo nel 1975, in un'edizione purtroppo poco fortunata del festival (si svolse nel totale disinteresse generale delle case discografiche, della radio e soprattutto della TV). Per l'occasione portò una sua bella canzone in dialetto triestino, "Madonna d'amore".

Dopo la metà degli anni '70 torna ad incidere dischi come Lorenzo Pilat, e si inserisce in quel filone di cantanti ed autori che traggono dalla loro stessa terra d'origine gli elementi ispirativi ed espressivi delle proprie canzoni. Da qui nascono alcuni ottimi lavori, LP come "Trieste mia", per poi passare a "La mula", e via dicendo, in cui tratta un modo diverso, sincero e spontaneo, di elaborare la canzone; un modo solo apparentemente provinciale e che al contrario possiede in sè qualità comunicative eccezionali. D'altro canto lo stesso Pilat ha da sempre fatto della comunicativa (presente tanto nella sua voce come nei suoi testi) uno strumento sicuro con cui conquistare il pubblico. Si esibisce sempre dal vivo, accompagnandosi solo con la chitarra ed usando vocalismi di eccezione soprattutto quando canta alcune canzoni del repertorio Folk Rock americano come "BE Bop A Lula", "Mule Skinner Blues" (il blues del mandriano), e "Unchained Melody" (poi colonna sonora del film Gost).

Negli ultimi anni '90 è stato ospite in numerose trasmissioni promozionali sulle TV private, apparso anche sui network nazionali. In Rai si è visto partecipare a molti programmi: da "Piacere Raiuno" insieme a Toto Cutugno; "Ci vediamo in TV", presentato dallo specialista in revivals Paolo Limiti; ancora molto recenti i suoi interventi come ospite anche al "Maurizio Costanzo Show", e a "LA vita in diretta" (dove spesso si possono vedere come ospiti anche altri gloriosi artisti del Clan). Da segnalare anche "Serata Pop - Il Clan" trasmessa alcuni anni fa su Raidue.