UNO DEL CLAN: GINO SANTERCOLE servizio di Paolo Pandin, Stefano Scarpari, Roberto Salvetti, Luigi Pollastro |
Rimini, 27 luglio 1999 R] Eccoci qua questa volta con la nostra tipica organizzazione si parte per andare in Romagna, rischiando quasi di perdere il treno perché qualcuno ha capito Vimini per Rimini; ma guidati dal nostro "Capo stazione" siamo arrivati a destinazione (notate la rima). Accolti con estrema cortesia dai gentili gestori dell'Hotel Austria (che ringraziamo) riusciamo a intervistare Gino Santercole che, accompagnato dalla moglie Melù, altrettanto gentilmente ha lasciato la spiaggia per raggiungerci.
GS] La cosa inizia molto prima degli inizi. Nel 1940 io sono nato, e Adriano aveva già due anni ... ed era già mio zio. La nostra famiglia è di origine pugliese, trapiantata a Milano, anche se noi due siamo nati a Milano. Forse questa storia inizia prima perché in fondo la nostra era un po' una tradizione meridionale, quella di cantare, suonare… anche per scacciare certe tristezze, certe malinconie… Ecco, mia madre per esempio può essere definita la "prima cantante del Clan". Aveva 18 anni quando voleva andare a fare la cantante. Anche se mia nonna era contraria perché diceva sempre che una donna quando fa queste cose è una donna da poco (anche se l'aggettivo da lui usato era un altro, ndr). Insomma, un po' tutti in famiglia suonavano e cantavano. Il più "sfacciato" è riuscito ad aver successo, ed era anche il più "stonato" della famiglia… Io lo seguivo a ruota, con la chitarra: dove andava lui andavo anch'io; prima ancora, dove lavorava lui voleva che lavorassi anch'io, eravamo come due fratelli. Poi lui ha iniziato a fare il cantante, mentre io ero il primo chitarrista dei Ribelli.
GS] Bè, lui andava a cantare e nelle prime serate che faceva trovava a disposizione le orchestre. Io conoscevo tutte le sue canzoni, per cui mi inserivo nell'orchestra anche se allora la chitarra non l'avevo e me la facevo prestare. Poi usciva lui, che era squadrato, ma con dentro una gran forza, una grande personalità e tanta voglia di emergere. Poi è nato il primo complesso dei Ribelli e di lì a poco, il Clan. Era un'idea bellissima, avevamo voglia di formare una cosa del genere e così siamo andati a cercare qualche cantante, tipo Don Backy, Guidone, Ricky Gianco ecc.. Forse però nessuno ha mai analizzato questa cosa: il "Clan" è un po' una sorta di continuazione della nostra famiglia meridionale, che abitava in via Gluck; anche io ed Adriano, pur essendo nati a Milano, eravamo dei "terroncini". Si organizzavano degli "spettacolini" per noi, con mia mamma, mio padre, la mamma di Adriano e noi piccolini che stavamo ad ascoltare, con la gente affacciata alle finestre - allora si abitava tutti in quelle cosiddette "case di ringhiera" - quindi il Clan nasce da questo desiderio familiare di fare qualcosa…. il Clan doveva essere composto da me, mia sorella, mia mamma, mia zia, mio zio… mentre i vari Don Backy, Gianco ecc… erano più che altro gente opportunista, che voleva fare la propria strada: infatti, fatto uno o due dischi, pian piano sono scappati via tutti.
GS] Ricordo che mentre Adriano era militare, c'era l'inglese Colin Hicks che cercava un complesso che lo accompagnasse perché in Italia non c'era nessuno che faceva il 'rock 'n' roll', gli unici eravamo noi dei Ribelli. Così andavamo a fare gli spettacoli in giro per l'Italia. A Bari, mentre passeggiavo davanti al teatro Petruzzelli, c'era qualcuno che suonava sul giradischi "Impazzivo per te". Io già l'avevo sentiva quando la provavano a casa, ma sentendola sul disco ebbi una bellissima impressione. E' un peccato che Adriano non abbia studiato la musica a livello 'tecnico', lui la musica vera ce l'ha nel sangue, ma se avesse studiato musica avrebbe potuto fare cose ben più straordinarie di quelle che già riusciva a fare.
GS] Mah…, dipende un po' dal discorso di prima. Io sin da bambino avevo voglia di cantare, ma non pensavo certo di fare il cantante. Per cui quando arrivò il momento in cui Don Backy faceva "Ho rimasto", eravamo alla RCA a registrare e mi dissero: "… dai Gino, prova….", così provai facendo "Sono un fallito", poi di seguito "Stella d'argento", e poi tutte le altre. I Ribelli poi incominciarono a cercare nuovi elementi, tipo Stratos….
GS] Cerutti… sì, soprattutto andammo a fare quel Sanremo nel '66 con Adriano; Pilade, Ico ed io cantavamo la nostra versione de "Il ragazzo della via Gluck". Sembravamo tre ubriachi: andammo per cantare ed eravamo tutti e tre emozionati, ci notò in questo stato Gino Paoli: "… dai, dai ragazzi…" e ci offrì del whisky, poi passò Adriano che ci vide così e disse: "Uhè state calmi… che poi cantiamo e chi se ne frega. Se poi vinciamo tanto meglio", "eh, sì, ma noi….". E allora ci disse: "Tòh, prendete un tranquillante, almeno vi rilassa un po'…", e ne diede uno a testa. Solo che avendo bevuto prima il whisky, questo fece una reazione strana… eravamo come ubriachi, poi c'ero io che dimenticavo le parole, facevo un casino della madonna…. Grazie a Ico ho anche cominciato a giocare a tennis, da allora gioco quasi tutti i giorni. Lui aveva un campo da tennis vicino all'acciaieria di suo padre; ho saputo di questa sua improvvisa scomparsa… Adriano mi disse che il medico consigliò a Ico di non fare più tante immersioni subacquee, un po' per l'età, un po' perché aveva dei disturbi al cuore. Invece lui continuò lo stesso e una notte ebbe un attacco che non riuscì a superare. E' stato un po' sfortunato, soprattutto come artista: venne fuori quando andava di moda il rock 'n' roll e il beat. Lui era un cantante sullo stile Frank Sinatra, del quale sapeva tutte le canzoni a memoria, ma le mode di allora erano altre.
GS] Già, Beretta… lui veniva a casa mia, io gli facevo sentire le mie canzoni; certo io collaboravo ai testi delle canzoni, ma il vero "poeta" del Clan era lui. Grande poeta, grandissimo paroliere, ha avuto dei riconoscimenti a Milano, che forse neanche il Clan gli ha dato. E secondo me, qui Adriano è un peccato che non lo abbia preso e valorizzato al pari di altri, per esempio Miki Del Prete… Io poi ho saputo l'anno scorso che lui era morto 4-5 anni fa, e mi è dispiaciuto molto. Lui è stata una persona molto importante nel Clan, tutti suoi sono i migliori pezzi che abbiamo fatto.
GS] Sì, l'ho sentita anche io. Quella lì era una canzone che altro non era che "Tutti Frutti" cantata in italiano. Ma a noi piaceva poco, anche se Adriano insisteva a volerla fare perché a lui piaceva molto.
GS] Sì, quei pezzi sono quasi tutti miei, tranne uno, "Ricordo", scritto da mio zio Sandro; un pezzo strumentale che però con quell'LP non c'entrava niente. Li scrissi nel periodo '75-'76 quando nacque mio figlio Adriano.
GS] Certo, ho fatto anni fa dei 45 giri con l'etichetta "Ciliegia Bianca". Erano canzoni carine, come "Cambiare per cambiare", poi "Uacci Du, "Giovanna" che mi piace particolarmente, "L'amore non è blu, blu è l'amore" che sarebbe un pezzo fatto più tardi anche da Adriano, con testo diverso e intitolato "Dipenderà da te…"; erano però dischi che non trovavi mai in giro, non venivano mai distribuiti.
GS] Eh! (ride, ndr), bisogna che lo chiediate ad Adriano… esiste solo una raccolta, fatta circa 10 anni fa per la CGD. Mi chiamò il direttore, che voleva curare una raccolta di vari artisti del Clan, e mi chiese dei pezzi d'epoca per comporre un album antologico. Ma non sarebbe da ritenere un "vero" LP. C'è questo CD uscito da poco, che finora è il mio unico LP che ho fatto….
GS] Sì, a me la canzone piaceva molto, l'avevo fatta per Adriano. Ma non mi piaceva quel punto in cui diceva: "che bella che è mia moglie, e le scappavo via, è meglio di quell'altra e poi è mia…". Era più bello dire: "e lei è la mia donna ed io son suo…"; mi sembrava più giusto così. Quello tra l'altro è uno dei casi di canzone che ho scritto ma non avevo mai cantato.
GS] "Il grande jazz" è un pezzo che ho composto in questi 10 anni di sosta; sosta per modo di dire, perché io per divertimento ogni tanto cantavo ancora, in un locale qui vicino al mio facevo dei pezzi di Ray Charles, Frank Sinatra, Louis Armstrong, Nat King Cole e mi è venuto in mente di fare una canzone di questo genere. Che è una delle ultime da me scritte.
GS] Ad essere sincero non ce ne sono. Forse sono io che sono rimasto un po' al di fuori dal seguire la musica di oggi.
GS] Dell'ultimo CD ho sentito un pezzo per caso alla radio, "Gelosia", che mi ricorda un po' "Susanna" nelle battute iniziali. E poi ne ho sentita un'altra di sfuggita, non so, mah…, dovrei sentirlo meglio, devo comprarlo, in questo periodo sto viaggiando molto, lo cerco spesso in autostrada, negli autogrill, ma non c'è mai; segno che sta vendendo bene.
GS] Sì, il primo fu "Serafino" con Adriano nel 1968, ma ho anche lavorato con grandi registi come Risi, Monicelli, Montaldo…. Film come "L'Agnese va a morire", o "Marco Polo" che andò in tutto il mondo. Anche delle parti in film come "Goldie Hawn", con Giancarlo Giannini, e poi non dimentichiamo "Yuppi Du" e "Mani di velluto" con Adriano. Ho scritto anche alcune colonne sonore per i film di Adriano: "Segni particolari: 'Bellissimo'", qualche pezzo per "Joan Lui" come "Mistero"…
GS] Pio è arrivato al Clan nel '70,quando io andavo a vivere a Roma perché avevo iniziato a fare l'attore, perciò non l'ho conosciuto bene all'epoca; inizialmente ha avuto un bel successo, poi il Clan di colpo è finito e si è trovato spiazzato, ha fatto un po' di serate, però tuttavia non ha mai parlato male di Adriano: avrebbe potuto approfittarne, con la pubblicità che poi uno ne trae, no? Pubblicità negativa comunque, secondo me. Pio invece, di Adriano ha sempre parlato bene, io l'ho conosciuto in questi ultimi tempi: una persona con un animo 'pulito' dentro, lui era rimasto molto deluso da questo 'sfascio' del Clan. Per lui quindi farsi pubblicità attraverso i giornali era una cosa un poco squallida; poi sai, ci sono certi giornalisti che le storie se le inventano: ad esempio io spesso venivo confuso con qualcun altro: "Ah, tu sei quello che ha litigato con Celentano…", che invece non c'entra niente.
GS] Quella è una canzone un po' (ride, ndr) se vogliamo fatta con gusto, senza cattiveria, la realtà, insomma, messa sotto una forma divertente. Infatti il primo che mi chiamò fu proprio lui. Poi per Adriano ho scritto tante altre canzoni.
GS] Bè, una volta scrissi un pezzo per Mina, poi chiesi ad Adriano di farmi il provino da portarle ad ascoltare; Adriano non si fece pregare, ma poi la canzone gli piacque tanto che la incise lui….era "Straordinariamente".
GS] Sono stato fermo per 10 anni, dedicandomi al ristorante "13 Giugno" che ho aperto a Roma insieme a Melù che è una bravissima cuoca, non ho più cantato, non ho più fatto film, e adesso sto riprendendo un po' qui, per caso. Però sempre per un fatto di passione, non tanto per strafare.., io spero che con questa serata ci si riunisca ogni tanto per cantare insieme.
GS] E' vero: forse addirittura più oggi che una volta e tramite il vostro "Corriere" li voglio salutare tutti. R]Bene, la nostra chiacchierata finisce qui; ringraziamo Gino per la cortesia e la squisita disponibilità che ha mostrato verso di noi e che pone l'uomo al di sopra dell'artista ( e questo e ciò che più conta per noi). La giornata si è conclusa in bellezza con lo stupendo concerto di Gino Santercole e Pio ("Il primo e l'ultimo del Clan") dove abbiamo avuto il piacere di ascoltare in anteprima il loro più recente duetto dal titolo "L'ULTIMO DEL CLAN" di cui possiamo mostrarvi in anteprima ed in esclusiva per il Fan Club "IL CELEBRE" l'illustrazione a fumetti |