...torno sui miei passi...

 




UNO DEL CLAN: DETTO MARIANO
servizio di Stefano Scarpari


  • R] Redazione
  • DM] Detto Mariano

Roma, 25/4/98 Una Roma incantevolmente semi - deserta per la tradizionale gita fuori - porta favorita dalla bellissima giornata, accoglie il sottoscritto e Paolo Pandin, venuti appositamente da Milano e Novara per incontrare Detto Mariano: l'arrangiatore ufficiale del Clan di Celentano, autore di innumerevoli successi (la prima canzone scritta per Adriano fu "Ciao Amore") e di moltissime colonne sonore per il cinema e la televisione. Ci accompagna l'amico Carlo Greiner, come noi grande appassionato del Clan di Celentano. Mariano ci accoglie nel suo studio, dove la nostra attenzione è rapita dalle molte foto appese ai muri, che ci riportano suggestivamente indietro nel tempo; quindi iniziamo una lunga e piacevolissima chiacchierata che vorrei qui di seguito riportarvi per sommi capi.

"DETTO HA DETTO":

  • R] Quando vi siete conosciuti tu e Celentano?

DM] "Adriano ed Io ci siamo conosciuti al militare nel 1960. Eravamo al 7° reggimento Artiglieria di Torino, nella stessa Compagnia, anzi nella stessa camerata. Non diventammo amici subito, ma lo diventammo in un'occasione molto rocambolesca che se volete vi racconterò più tardi ".

  • R] Sbaglio o tu facevi parte de "I Ribelli"?

DM] "Non sbagli, il mio primo rapporto di lavoro con Adriano fu proprio quello di pianista nel complesso de "I Ribelli". Adriano aveva avuto modo, in caserma, di sapere che io ero un musicista e che suonavo il pianoforte, ma la richiesta di entrare nel gruppo che lo accompagnava nelle serate non fu sicuramente dettata dal fatto che io fossi un bravo musicista, ma dal fatto che a causa di quell'occasione molto rocambolesca che se volete vi racconterò più tardi diventammo molto amici, e per lui questo era un sistema sicuro per prolungare il rapporto d'amicizia oltre il servizio militare. Così mi trasferii da Torino (dove abitavo) a Milano e diventai il pianista de "I Ribelli" di cui faceva per te anche il batterista Gianni Dall'Aglio, il chitarrista Gino Santercole (nipote d'Adriano) e dove poco dopo entrò anche il bassista Giannino e successivamente, in seguito una scelta fra vari sassofonisti, anche Natale Massara".

  • R] Com'è che entrasti nel Clan?

DM] " All'inizio del 1962, scaduto il contratto con la Jolly, Adriano decise di mettersi in proprio e fondò il CLAN. La sua idea fu quella di riunire intorno a sé un gruppo di cantanti e collaboratori che, oltre ad avere capacità artistiche, avessero anche un legame d'amicizia fra loro. Alla base di tutto c'è sempre stata l'amicizia, un valore fondamentale per Adriano! Così trova i cantanti (Ricky Gianco e Guidone, in seguito recluta anche Don Backy), ha un paroliere (l'amico Micky del Prete), cerca, seleziona o scrive canzoni: il CLAN è artisticamente costituito.Ma come si può facilmente notare, in questo gruppo manca la figura dell'arrangiatore. E' bene soffermarsi un attimo su questa figura non sempre definita che è "l'arrangiatore". Senza l'arrangiatore, il disco non si realizza perché gli autori fanno ascoltare le canzoni solo con voce e chitarra o voce e pianoforte. Quello che poi si sente nei dischi e cioè i violini, i cori, le trombe, le ritmiche, gli effetti, le atmosfere e tutto il resto sono frutto di scelte scritte dirette e realizzate dall'arrangiatore il quale, in molte circostanze, segue e consiglia il cantante sull'atteggiamento vocale da tenere nei confronti della canzone stessa e quindi, soprattutto in quel periodo, l'arrangiatore era accreditato di un'importanza ragguardevole. Adriano Celentano, N° 1 della canzone italiana, si rivolge per il suo Clan a quello che all'epoca era l'arrangiatore N° 1 e cioè il M° Ceragioli il quale da professionista d'alto livello orchestra le canzoni d'Adriano ("Stai lontana da me" / "Sei rimasta sola" / "Amami e baciami"), quelle di Ricky Gianco e Don Backy. Mi ricordo che si riunirono tutti i componenti del CLAN a casa d'Adriano per ascoltare questi arrangiamenti registrati su nastro. Ricordo anche che a me (in quel momento non ancora componente del Clan) piacquero moltissimo ad eccezione di uno e cioè di "Sei rimasta sola", personalmente lo ritenevo orchestrato con un'enfasi esagerata per un brano dai contenuti intimistici come quello, mi sembrava quasi di ascoltare una sinfonia di Wagner, impressione che però al momento tenni per me perché l'euforia generale era alle stelle. Ma usciti da quella riunione, il fratello di Adriano, Sandro (che in quel momento rivestiva anche il ruolo di manager), mi chiese un parere su quello che avevamo ascoltato ed io glielo esternai e lui mi rispose che la sua sensazione era stata esattamente la stessa, e mi chiese se eventualmente io fossi stato in grado di riarrangiare quella canzone (dal mio arrivo a Milano fino a quel momento io avevo curato tutta la parte musicale del complesso "I Ribelli"). La mia ovvia risposta fu: "Sì, certo…". Adriano a seguito della richiesta di Sandro accettò l'esperimento, io impiegai tre o quattro giorni a scrivere il mio arrangiamento, poi convocai l'orchestra, noleggiai la sala di registrazione della Ricordi in Via dei Cinquecento a Milano, e quando le prove erano iniziate da circa un'ora arrivò Adriano per ascoltare questa nuova versione. Era l'Aprile del '62. Adriano si avvicina al podio dove io mi ero naturalmente collocato e simpaticamente mi guarda e mi dice: "Dai, fammi sentire ' sta stronzata", poi si gira verso l'orchestra, io batto quattro e tutti cominciano a suonare. Passano una quarantina d'interminabili secondi (Adriano mi dava le spalle quindi non riuscivo a captare le sue sensazioni), poi si gira verso di me e senza parlare fa una faccia che non avrò difficoltà a ricordare per tutta la vita. Quest'arrangiamento è accolto da tutti con tale entusiasmo che Adriano mi chiede di rifare anche gli altri due brani del suo disco e cioè "Stai lontana da me" e "Amami e baciami", anche Don Backy chiede ed ottiene di farmi riorchestrare i suoi, lo chiede anche Ricky Gianco, ma per lui non fu possibile in quanto mentre mi succedeva tutto questo il suo disco era già uscito nei negozi con le orchestrazioni originali del M° Ceragioli. Ci tengo a sottolineare che gli arrangiamenti del M° Ceragioli erano bellissimi, i miei avevano la sola caratteristica d'essere più vicini al gusto dei componenti del Clan perché io ero un loro coetaneo (avevo 24 anni), vivevo le stesse loro sensazioni percui traducevo istintivamente quelle sensazioni in musica. Da allora, visti anche i grandiosi risultati delle vendite (quasi 2.000.000 di copie Adriano, intorno alle 500.000 copie Don Backy) fui promosso arrangiatore del CLAN ed entrai anch'io ufficialmente a far parte del "Gruppo Storico".

  • R] Da allora tutte le canzoni del Clan le hai "orchestrate" tu?

DM] "Si tutte. Da quel momento (Aprile '62) fino all'inizio del 1968 tutti gli arrangiamenti portano la mia firma, e non solo quelli sotto etichetta CLAN ma anche quelli per le canzoni incise con etichette satellite come ad esempio la "Ciao Ragazzi", la "Fantasy" e altre di cui non ricordo il nome; in molti casi usavo uno pseudonimo a volte Dan Masters o Cristiano Fatto o Lenny Sganga ecc. Tutti i primi successi del CLAN sono stati registrati negli studi della Philips di Piazza Cavour a Milano, andavamo lì perché era uno studio all'avanguardia, era il primo a Milano ad avere un registratore a "3 piste" e quindi consentiva di tenere separate le voci le ritmiche e gli archi per poi dosarli meglio in un secondo tempo. Un paio d'anni più tardi ci trasferimmo quasi stabilmente a Roma presso gli studi della RCA in via Tiburtina al 12° Km, perché in quegli studi i registratori a "3 piste" erano ben due e si potevano fare delle sovrapposizioni (un altro passetto in avanti verso il 48 piste digitale e computerizzato d'oggi). A Roma poi oltre ai registratori a tre piste ci abitava anche Claudia Mori motivo non meno importante per Adriano perché decidesse di registrare nella capitale! Poi tra la fine del '67 e l'inizio del '68 ci fu un forte litigio tra Adriano e Don Backy, e poiché io non volli interrompere i miei rapporti con Don Backy Adriano interruppe i suoi con me. Questo per cinque anni. Ci incontrammo nuovamente nel corso della manifestazione dal titolo (credo) "La gondola d'Argento" che si svolgeva a Venezia nel 1972. Lì durante una memorabile partita di poker giocata nel salone dell'Hotel Excelsior, (partita alla quale assistettero praticamente tutti i partecipanti della manifestazione compresi gli addetti ai lavori e i giornalisti) riallacciammo i rapporti, perché io vinsi e lui mi invitò, tramite Claudia, a prendere l'assegno personalmente il giorno dopo. Successivamente mi propose di lavorare ancora per lui e avvenne sempre in modo simpatico, col suo stile: una sera a casa sua, dopo uno dei tanti pokerini, durante un momento di relax si mise a cantare una canzone nuova accompagnandosi con la chitarra, finito di cantare mi chiese: "Ti piace?" "Moltissimo" risposi io, "Allora chissà che bell'arrangiamento ci farai" replicò "se deciderai di farlo fare a me sarà uno dei più belli che ti ho scritto" conclusi io. Ricominciammo così a lavorare insieme anche se non in maniera totale come prima, quello che più conta per me però è che ritornammo di nuovo ad essere amici (anche perché nessuno aveva fatto niente di male all'altro), amicizia che ancora oggi è felicemente solida".

  • R] Cosa ti ricordi di quel periodo?

DM] "I più bei ricordi sono tutti nel primo periodo, quello del Clan vero, quello che realizzava quella specie di utopia che era nei sogni di Adriano e cioè quello che vedeva un gruppo di amici che lavorava sodo sì, ma che non rinunciava a divertirsi. Era un periodo fortemente goliardico: ci cacciavano via da tutti gli alberghi perché sfasciavamo tutto, ci rincorrevamo per i corridoi con i secchi pieni d'acqua per farci i gavettoni, smontavamo i letti per fare barricate all'interno delle stanze, Tony Spada alle tre di notte suonava col trombone a tutta forza nella hall dell'albergo Bernini di Roma l'introduzione di "Stai lontana da me" svegliando tutti i clienti. Erano rari i giorni in cui l'amministrazione del Clan non si vedeva recapitare i conti di rimborso spese per le riparazioni degli alberghi".

  • R] A parte l'amicizia, come giudichi Adriano come cantante?

DM] "Premetto che io sono un "Fan" di Adriano, perché ha un timbro di voce speciale e riesce a trasmettere emotività a tutto quello che canta: in alcuni momenti ti fa venire la pelle d'oca, in altri è ironico in altri ancora è aggressivo, malinconico, sognante… ha tutte queste sfaccettature che farebbero grande un artista anche se ne possedesse una sola! Mi ricordo che durante il mio periodo di black out con lui, Adriano incise "Azzurro" cantandola in un modo che mi affascinò; all'epoca io stavo lavorando con Al Bano al brano "Pensando a te", e Al Bano avendo una capacità vocale non indifferente, era portato a cantarla usando tonalità che favorissero i suoi toni acuti. Io invece gli feci un'orchestrazione che lo faceva cantare quattro toni sotto e lui mi chiese del perché di questa mia scelta che a tutta prima non lo trovava d'accordo e io gli risposi: "Perché io mi immagino che lo canti seduto sulla spiaggia mentre getti i sassi nel mare, in modo nostalgico (cioè come secondo me Adriano aveva cantato "Azzurro") e per cantarlo così questa è la tonalità giusta. Al Bano si convinse e la cantò nella tonalità da me scelta poi il disco fortunatamente fece un grande successo e non ci fu più necessità di ritornarci sopra".

  • R] Per finire rivelaci il rocambolesco incontro con Adriano a militare.

DM] "Sì. Era l'inizio dell'estate del 1960 ed io ero ad un paio di mesi dalla fine della naia, da un paio d'anni avevo cominciato a scrivere canzoni per Rudi Anselmo un mio amico cantante di Torino (la città in cui vivevo) e con lui avevamo progettato naturalmente di fare grandi cose per il futuro. L'inizio di quell'estate coincideva con l'inizio delle manovre all'aperto del mio reggimento e tutti i soldati si sarebbero dovuti trasferire lontano dalla città per il "Campo Estivo" e questo spostamento avrebbe creato un grande ostacolo ai nostri piani di successo. Per un bizzarro caso del destino l' Anselmo era un amico dell'Ufficiale medico dell'ospedale Militare, e anche se questa cosa non è proprio del tutto ortodossa, lui riuscì a convincerlo che se mi avessero dato due mesi di convalescenza il mio servizio militare sarebbe finito e noi saremmo volati verso il sicuro successo. La cosa fu presto organizzata ed in breve tempo fui trasferito dalla caserma all'ospedale Militare: "Tonsillite acuta"! Ma avevo fatto i conti senza l'oste. L'oste era il capitano della mia compagnia il quale l'aveva fortemente con me a causa di precedenti reciproche incomprensioni, e non voleva rinunciare ad avermi a portata di mano durante il "Campo Estivo". Quando tutto il reggimento era già partito, si presenta in ospedale e chiede di controllare il mio stato di salute. Ora va capito bene questo meccanismo: durante il periodo che precede il "Campo Estivo" il numero dei lavativi che cercano di non andarci (e quindi marcano visita) cresce a dismisura tanto che l'ospedale chiede i rinforzi e fa intervenire un altro medico a coadiuvare il lavoro di quello militare. Quel giorno nella sala dei controlli c'erano due medici, quello militare e quello civile. I soldati venivano fatti accomodare su due sedie che erano poste al centro della sala schienale contro schienale e man mano che un soldato già visitato si alzava un altro andava a sedersi sulla sedia libera. L'Ufficiale medico amico del mio amico non mi conosceva personalmente, ma mi avrebbe riconosciuto per un segno convenzionale fatto all'interno della cartella clinica. Quando io ed il capitano ci presentammo nella sala dei controlli, due soldati erano seduti sulle rispettive sedie e in quel momento, senza che io lo sapessi, la mia futura carriera era un giochetto nelle mani del destino: se si fosse alzato prima il soldato controllato dall'Ufficiale medico io avrei preso il suo posto, la mia cartella clinica sarebbe arrivata nelle sue mani, avrebbe visto il segno convenzionale, avrebbe confermato la "Tonsillite acuta", io avrei avuto due mesi di convalescenza, avrei finito il militare e sarei andato a cercare il successo con Rudi Anselmo. Invece si alza prima l'altro, il medico civile guarda la cartella mi controlla la gola guarda il Capitano e gli dice: "Questo soldato è completamente guarito". "Molto bene" dice il capitano e rivolto a me con un'espressione poco rassicurante mi fa: "Caporale Detto so che tu abiti a Torino e io ti mando a casa a salutare i tuoi, dunque, vediamo un po', ora sono le 16,…alle 18 in punto ti voglio davanti alla caserma, e se non ti vedo, alle 18 e 5 ti mando a prendere dai carabinieri". Anche ad uno che piaceva giocherellare come me era chiaro che c'era poco da scherzare perciò alle 18 meno 5 io mi trovo già davanti al portone della caserma in attesa di eventi. Ma davanti al portone della caserma il Capitano non c'è, c'è invece il suo Radiofonista Conduttore cioè quel soldato che ha la responsabilità della jeep e della radio che è installata al suo interno. Quel soldato è lì come me ad aspettare l'arrivo del Capitano per potarci con la jeep al "campo estivo"; quel soldato ha un nome già molto noto in quel momento e diventerà una leggenda vivente: quel soldato in quel momento rispondeva al nome di "Artigliere Adriano Celentano". Al mio arrivo Adriano mi riconosce e mi dice "Ah sei tu quello che il capitano doveva prendere all'ospedale militare… poveretto non vorrei essere nei tuoi panni". Il Capitano non arrivò quella sera e io che mi sentivo ormai "borghese" volli assolutamente dormire nel mio posto branda e per fare questo aprii le porte con un calcio facendo saltare i sigilli di ceralacca che erano stati posti sulle porte a salvaguardia della chiusura delle camerate. Il mattino successivo partimmo per il "Campo Estivo" il Capitano io ed un altro caporale che si era aggregato a noi. Adriano guidava la jeep perché quello era il suo ruolo e durante il viaggio mi lanciava delle occhiate compassionevoli come se volesse dirmi"…poveretto". Al campo venni messo per sette giorni in tenda di punizione a causa della rottura dei sigilli di ceralacca, tutte le sere però, eludendo i controlli delle guardie, scappavo dalla tenda ed andavo con Adriano ed altri due commilitoni a divertirci a Milano, si rientrava alle 5 del mattino, poi loro si alzavano per assolvere i loro doveri di militari mentre io rientravo di nascosto nella tenda di punizione a dormire (…già allora ero astuto come una volpe). Questa storia andò avanti per tutta la settimana ma poi continuammo a frequentarci a parlarci a battute, ad avere un tipo di umorismo simile, ad apprezzare le stesse cose, a parlare di musica, a dare inizio così ad un rapporto di amicizia che con alti e bassi è arrivato fino ad oggi. Se quel giorno all'ospedale Militare si fosse alzato prima l'altro soldato (fu questione di 2 o 3 secondi), io sarei rimasto lì, non avrei rivisto Adriano e me ne sarei andato per conto mio… magari andavo meglio,… perché non si sa,… però a me sta bene così".

R] E sicuramente sta bene così anche a noi;chissà mai che con le basi del M° Ceragioli i dischi vendevano 1/3, e il Clan finiva precocemente? Be', magari stiamo esagerando, certo è che dobbiamo ringraziare Mariano per le emozioni che le sue musiche ci hanno regalato e speriamo continuino a regalarci anche in futuro (magari con Adriano!). Per intanto lo ringraziamo della sua squisita ospitalità e disponibilità che pongono l'uomo al di sopra dell'artista (e per noi è quello che più conta). Infine un ringraziamento caloroso all'amico Carlo Greiner